Graziano Rinaldi

La Meglio Gioventù

Il libro di Radanath Swami mi ha commosso fino alle lacrime. E pensare che l’ho iniziato a leggere più che altro per cortesia verso chi me lo aveva regalato. Quando l’ho visto per la prima volta sul banco del CSB a Villa Vrindavana, ho con pregiudizio pensato che non avrei affrontato più di 400  pagine per conoscere i dettagli autobiografici di un hippy americano che nei primi anni settanta vola dall’altra parte del mondo alla ricerca di Dio: immaginavo di averne già sentite di storie come quella.

Mi sbagliavo, questa è la storia di un santo del nostro tempo, è il dispiegarsi di una ricerca che vive in ognuno di noi e perciò risuona così potente nel cuore di chi legge. I due anni in cui il protagonista trasforma la propria esistenza sono descritti con una naturalezza che contrasta con le inenarrabili avventure e le scoperte mistiche di cui si parla. Little Monk, così era chiamato da ragazzo Radhanath Swami, sa fin dall’inizio cosa cerca, è un giovane squattrinato che decide di attraversare l’Atlantico come molti altri della sua generazione, ma fin da subito vola alto, pur muovendosi nel pittoresco crogiuolo della controcultura occidentale degli anni settanta, la sua natura è già predisposta all’incontro col divino.Leggi tutto »La Meglio Gioventù

Seminario Estivo sul cap. XVII Bhagavadgita (3^ e ultima parte)

In questo XVII capitolo, Krishna descrive al suo discepolo cinque modalità in cui l’uomo può esprimersi in relazione alla sua natura: la fede, il cibo, i sacrifici, le austerità e la carità.

Sembrano cose religiose non è vero?

Lo sono infatti, ma di una religiosità che appartiene anche a chi non è interessato alla religione, perché qui il termine è assunto nel significato etimologico di “ciò che rilega”, è una visione che unisce quello che nell’universo appare “squadernato”.

Shraddha

Io non conosco persone senza fede, anche il nichilismo attribuito alla nostra contemporaneità è carico di una mitologia della tecnologia che conta milioni di entusiastici sostenitori; è stata la fede in certi ideali che ha trasformato la vita e la coscienza su questo pianeta, e soprattutto è la fede che determina i desideri: c’è qualcosa di più importante nella vita di un umano?Leggi tutto »Seminario Estivo sul cap. XVII Bhagavadgita (3^ e ultima parte)

Seminario Estivo sul cap. XVII Bhagavadgita (2^ parte)

Il XVII capitolo della Bhagavadgita fornisce delle categorie per interpretare ed orientarsi nella realtà quotidiana, ma negli ultimi sei ci avvisa che un’altra dimensione dovrebbe essere il fine cui indirizzare le attività descritte nei ventidue shloka precedenti.

Partiamo dunque dall’immanente che è più semplice, così come fa Krishna con Arjuna.

Se prendessimo tre colori e li mescolassimo tra loro in diverse proporzioni, potremmo ottenere un numero infinito di combinazioni, esattamente come la natura intima degli esseri umani. E’ questa natura che determina i desideri, i pensieri e le azioni. Ritengo non sia casuale che i tre guna vengano rappresentati con gli stessi colori che nell’alchimia occidentale rappresentavano tre stati della materia e dello spirito: tamas-nero-nigredo, rajas-rosso- rubedo, sattva-bianco-albedo. Nella visione vedica l’uomo nasce come nasce a causa del suo comportamento nelle vite precedenti, le quali sviluppano gusti e tendenze particolari che non svaniscono col passaggio della morte: nell’algebra del karma si tratta di Leggi tutto »Seminario Estivo sul cap. XVII Bhagavadgita (2^ parte)

Seminario Estivo sul cap. XVII Bhagavadgita (1^ parte)

Questo seminario con Marco Ferrini che per una settimana, due volte al giorno, ha commentato il penultimo capitolo della Bhagavadgita, lasciando una buona metà del tempo per domande-risposte, era da consigliare a chi ancora pensa che la religione sia qualcosa da sacerdoti variamente incappucciati o da guru col crocchio di capelli raccolti sulla testa.

Il XVII capitolo ci ha riservato la gradevole, ma impegnativa sorpresa di una conoscenza così necessaria alla quotidianità che adesso pare molto singolare non averla considerata prima, che si tratti di un senatore della Repubblica o di un impiegato del Monte dei Paschi di Siena, che viva sugli altipiani del Tibet o nei pressi di Matera: quello di cui abbiamo dibattuto appartiene alla specie umana, con tutte le infinite colorazioni in cui quest’ultima si manifesta.

Tutto parte da una premessa che abbiamo sentito ripeterci nei sedici capitoli precedenti: ogni essere umano nasce diverso dall’altro, portando insieme ad un patrimonio genetico unico, un passato (anch’esso unico) da smaltire (karma) e delle colorazioni del carattere a lui peculiari che nella tradizione vedica sono chiamati guna.Leggi tutto »Seminario Estivo sul cap. XVII Bhagavadgita (1^ parte)

I seminari di Marco Ferrini e la chirurgia dello Spirito.

[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=yBEB3BXOVRU]Ascoltando la presentazione del XVII capitolo della Bhagavad Gita da parte del Maestro, ho avuto chiaro qualcosa che avevo in testa da tempo: cosa stiamo facendo con questi seminari?
Perché svegliarsi presto la mattina per ripetere 108 volte per 16 un mantra di cui conosciamo appena il significato? Che senso hanno questi scritti tanto antichi quanto enigmatici? Mi sarà veramente utile nel qui e ora tutto questo investimento di tempo ed energie, oppure devo aspettare il trapasso per vedere i risultati? E perché questo mondo è strutturato su tre pilastri e non su due o su quattro?

Poi è emersa nella mia mente la parola “esoterismo”.

Sono andato a controllare, come immaginavo il mio dizionario riporta la versione consueta, legando la parola al mistero, alla segretezza, a ritualità per pochi eletti.

Ma eso è il primo elemento di parole che hanno a che vedere con “dentro”, “interno”, che c’entra allora il mistero e la segretezza?Leggi tutto »I seminari di Marco Ferrini e la chirurgia dello Spirito.

Sul Destino, di Claudio Widmann

Ho appena finito di leggere un piccolo libro dall’impegnativo titolo: Sul destino, di Claudio Widmann, ediz. Magi, poco più di 200 pagine che scorrono fluide come l’olio.

Ho pensato di condividere alcune riflessioni su questa lettura perché vi ho ritrovato affinità con importanti temi affrontati negli insegnamenti di Marco Ferrini.

La prima questione è se esista o meno un destino individuale.

L’autore la pensa come noi: Dio non gioca a dadi (Einstein). Ecco allora che sorge la domanda centrale del lavoro di Widmann: qual’è il rapporto tra destino e libertà individuale? Credo che il nucleo centrale ed il successo di questo elegante libriccino consista proprio nell’illustrare in modo convincente quanto il destino individuale non comporti determinismo e casualità, al contrario sia il presupposto ed il serbatoio energetico dell’impegno e della partecipazione individuale alla propria esistenza. Nonostante questa premessa nel primo capitolo l’autore avvisa che per quanto vi siano ampie possibilità di modificare il carattere e più in generale la soggettività di un individuo, vi sono limiti di soggettività che non sono passibili di modificazioni sostanziali; ognuno è portatore di un nucleo di personalità scarsamente influenzabile, inaccessibile all’alterazione e alla manipolazione.

Secondo capitolo, Il caso e la fortuna. Leggi tutto »Sul Destino, di Claudio Widmann

La verità sulla carne (quella morta)

Tra gli innumerevole documentari sul vegetarianesimo, vi propongo questo che parla delle implicazione ecologiche degli allevamenti intensivi. La ragione sta nel fatto che vorrei dimostrare quanto le prescrizioni della tradizione siano più che anticonformiste propriamente rivoluzionarie. Per quelli come me, nati ed educati nell’imprinting culturale scientistico, tradizione sta per conservazione,… Leggi tutto »La verità sulla carne (quella morta)

L’albero fiorito dei Veda

La location era un’amena località montana sulle prealpi carniche nel momento in cui il blu elettrico dei piccoli fiori della genzianella era al suo massimo splendore, l’argomento il XV e il XVI capitolo della Bhagavadgita: chi ha seguito i seminari con costanza incomincia a comprendere nella carne il significato di “insegnamento esoterico”.

Progressivamente Marco Ferrini (Matsyavatara) ci ha accompagnato nella lettura del “linguaggio fiorito dei Veda”, fino a farcene cogliere il paradosso della sua necessità/strumentalità ricordandoci quanto l’antinomia sia parte dell’esperienza spirituale.

Ma anche a chi non avesse seguito l’intero ciclo di seminari, non può essere sfuggito il suo messaggio rivoluzionario, così evidente già nel I shloka del XV capitolo. La metafora dell’albero della vita che nella tradizione è non casualmente il Ficus religiosa, la stessa specie dove il Buddha conseguì il Risveglio, è un potente messaggio che riassume in poche frasi molta esperienza ed insegnamenti. E’ questa una figura che troviamo anche in altre importanti tradizioni, come quella giudaico-cristiana, l’albero capovolto rappresenta bene la difficoltà tutta umana di cogliere il senso della vita, distolti come siamo dall’apparenza/illusione. Noi vediamo il mondo alla rovescia, confondiamo il reale con ciò che non lo è, ci pare che quello che vediamo, tocchiamo, misuriamo, sia la realtà; una lettura, accompagnata dalla spiegazione del Maestro, ci svela il paradosso del XV capitolo: ciò che noi scambiamo per reale è il riflesso della realtà che affonda le sue radici in cielo (l’albero è rovesciato), nell’invisibile, è dall’invisibile che procede il visibile… più facile a dirsi che a realizzare il concetto vero?Leggi tutto »L’albero fiorito dei Veda

I 4 Principi Regolatori di Prabhupada e di Matsyavatara das

Marco Ferrini ha tradotto i quattro principi regolatori di Prabhupada con “I quattro principi della libertà” e più volte ne ha spiegato i motivi; ricordo che essi sono: 1. non mangiare carne; 2. non fare sesso illecito; 3. non fare uso d’intossicanti e 4. non giocare d’azzardo.

Non mangiare carne l’ho sempre trovato naturale per chi pone alle fondamenta della propria vita ahimsa (non nuocere); non fare sesso illecito inizialmente l’avevo inteso nel senso di astenersi da rapporti fuori da una relazione in qualche modo istituzionalizzata: ho impiegato qualche tempo a capire che la giusta interpretazione era che la sessualità fosse collegata con la riproduzione. Non c’è bisogno di essere dei freudiani di ferro per capire che la sessualità è la modalità più diretta di scaricare la libido, la quale potrebbe essere declinata diversamente. L’argomento è da approfondire ed in seguito mi piacerebbe discuterlo nel blog, personalmente penso debba essere trovato il giusto equilibrio tra non repressione e gestione creativa della sessualità, in questo il maestro può aiutare. Quando ho esposto ironicamente a Matsyavatara das (das sta per servitore) la mia opinione dicendogli che se i principi regolatori (della libertà) fossero tre invece di quattro avrebbe avuto migliaia di discepoli, pensavo di aver fatto una battuta decente, ma lui prontamente mi rispose: “e che tipo di discepoli sarebbero?”. Mi fece riflettere.

Non fare uso d’intossicanti lo trovavo del tutto naturale e me lo spiego tuttora col fatto che Prabhupada si era trovato a predicare ai giovani americani della fine degli anni sessanta, era uno Yama (astensione negli Yoga Sutra di Patanjali) ovvio e necessario che non aveva bisogno di tante spiegazioni.

Invece il fatto di proibire il gioco d’azzardo mi è sempre parso qualcosa di ridondante e per questo mi sforzavo d’interpretarlo metaforicamente, per esempio nel non mettere “in gioco” cose importanti come la vita con sport estremi e spericolatezza in genere, nell’economia con l’astenersi dalle speculazioni finanziarie, ecc.Leggi tutto »I 4 Principi Regolatori di Prabhupada e di Matsyavatara das