Il mondo è di nuovo caduto in una guerra globale, la più pericolosa dai tempi dei neandertaliani. Da ogni parte arriva l’invito a schierarsi, non farlo appare vigliaccheria e tradimento di alti valori morali: come rimanere neutrali rispetto ai crimini di fantocci manipolati che usano i propri cittadini come carne da cannone? Cosa significa essere equanimi di fronte a chi attacca per primo? Può esistere neutralità rispetto a chi bombarda scuole e ospedali?
Io affermo che non schierarsi è non soltanto giusto, ma necessario, e invito ad aderire a un’altra via, appresa da fonti ben più autorevoli e antiche dei moderni proclamatori di verità e istigatori di odio: invoco una neutralità utile alla continuità della vita su questo pianeta. E’ la posizione più scomoda che esista, detestata in egual misura da tutti i partecipanti al conflitto, è il contrario dell’ignavia e della vigliaccheria, presuppone infatti un continuo sforzo morale, una disciplina basata sulla coscienza critica e la ricerca della verità sotto la copertura delle menzogne.
Alla base di questa visione c’è il presupposto che qualsiasi essere umano dotato del minimo collegamento tra cuore e cervello, dovrebbe accettare di distinguere tra la responsabilità individuale e quella collettiva, sia essa di un popolo, di uno stato, di un gruppo religioso, o dei tifosi di una squadra di calcio. Qualsiasi regime totalitario, seppure millantando la forma istituzionale di democrazia, usa questo semplice, ma efficacissimo meccanismo mentale: associare una comunità a uno stereotipo criminale e così disumanizzare l’avversario. Lo schierarsi diventa allora una scelta obbligata tra umanità e non umanità, legittimando ogni crimine.
Se a questo aggiungiamo la decontestualizzazione storica di un conflitto, ecco nascere il fanatismo.
Quale verità ci può essere dunque nello schierarsi? C’è bisogno di schierarsi o c’è bisogno di capire come storicamente sono nati i conflitti? C’è bisogno di schierarsi per capire che dobbiamo stare con e sostenere chi soffre le conseguenze delle guerre, pianificate ed esplose per meri interessi di potere? C’è bisogno di schierarsi per deprecare l’ipocrisia di chi finanzia uno sterminio di massa e lo chiama difesa? Non schierarsi non significa dare un colpo al cerchio e uno alla botte, al contrario, vuol dire entrare veramente e senza pregiudizi nel merito del conflitto, ma non per indirizzarlo verso la vittoria di una parte, bensì per depotenziarlo dell’odio e della follia che accompagnano ogni guerra, chi inizia sempre con “dobbiamo difenderci”.
Noi umani abbiamo un dono divino: la forza della ragione, che mai come durante le guerre, è vilipesa e censurata.
Chi si schiera farà fatica a mantenere l’equanimità per proporre una via d’uscita non bellicistica. Non di schieramenti e dualismo c’è bisogno per salvare il salvabile, ma di spirito di abnegazione, di anticonformismo e del coraggio di chi mantiene una visione esente dalle falsità della propaganda di guerra, quotidiana, pervasiva, efficace, mai così manipolatoria, in grado di farti credere non una cosa diversa, ma l’esatto opposto della realtà.
Non dimentichiamo mai che “cattivo” è una parola che deriva dal latino e significa “prigioniero”. Prigioniero di che? In questo caso io direi di false convinzioni, di una battaglia persa prima di tutto in una mente soggiogata dall’odio e dalla menzogna.
Cerchiamo la libertà e troveremo la verità e la pace. Questa è la proposta.
Graziano Rinaldi
23 novembre 2024
GRAZIE!!!
Schiararsi dalla parte della pace della tolleranza del bene Comune e della carità,sempre e comunque
Esattamente.
E se veramente applichi al mondo contemporaneo è quanto di più benefico e rivoluzionario ci possa essere.