L’incubo della nostra era

hybris

L’incubo della nostra era è la parodia della religione.
Il folle tentativo sperimentato nel XX secolo di imitare la religione, sostituendo Dio con un’ideologia, ha offerto la coreografia e l’adesione eccitata di masse impaurite a regimi totalitari oppressivi che ci hanno fatto conoscere guerre, campi di sterminio e gulag.
Il XXI secolo è iniziato male.
Lo strascico della violenza con la quale gli umani hanno abusato dei loro simili e della natura, ci sta tornando indietro con una sofferenza globale mai vista. Eppure la civiltà occidentale avrebbe potuto attingere ai propri miti fondativi: Atene e Gerusalemme.
L’antica mitologia greca ci aveva messo in guardia da hybris, l’orgogliosa tracotanza che scatena l’ira degli dèi; così come Gesù e la tradizione cristiana ci avevano trasmesso l’idea più pura della carità e del perdono. Invece l’inarrestabile corsa della tecnica, col suo clangore di macchine, l’onnipotenza della rete e la razionalità dei “protocolli”,  ha abbagliato gli uomini, facendogli credere che avrebbero potuto costruirsi un “coraggioso mondo nuovo”, nel quale la scienza e la razionalità avrebbero dominato sovrane. Il “coraggio” sarebbe consistito nell’andare oltre le colonne d’Ercole, ovvero quei limiti imposti dall’ordine cosmico che apparivano arbitrari e superabili: perché noi umani non possiamo volare come gli uccelli? Aveva gridato Icaro, il figlio di Dedalo. Perche noi contemporanei, creatori di macchine tanto sofisticate, non dovremmo ibridarci con le nostre creature?
La natura così com’è non piace a questo ibridi, non solo non la amano, la disprezzano, troppo imprevedibile.
Pare di sentirli: “adesso saremo noi, una stretta oligarchia cosmopolita di uomini e donne potenti, dotati di intelligenza superiore (come del resto dimostra il nostro successo economico!), che detteremo le leggi. Anzi ne prendiamo in prestito una, universalmente accettata come il cardine della vita stessa: la sopravvivenza del più adatto.
E perché mai questa legge della biologia che difendete con tanto accanimento da più di un secolo, non dovrebbe valere anche nelle relazioni sociali? Non siamo così triviali come gli sconfitti della globalizzazione ci descrivomo, non diciamo il più forte, ma il più adatto. Adattatevi dunque! Se volete continuare a vivere felicemente nel nostro “coraggioso nuovo mondo”!”
I nuovi padroni del mondo vogliono mettere le mani su tutto, sono totalitari, e lo sanno, pasticciano persino nell’ordine del codice della vita, il DNA, vogliono il mondo nella sua totalità e deciderne le regole: “quale Dio? Quale natura? Ora che padroneggiamo la scienza, un nuovo Dio, una nuova natura ricostruita secondo la nostra volontà e intelligenza provvederà al bene di tutti!”.
Finito il tempo della religione etica, ecco che ci viene offerta una nuova religione sociale, totalitaria, meritocratica, scientificamente selettiva, razionalmente disertata da sentimenti umani. In nome della scienza e dell’obbiettività, metteranno sul trono quel pensiero calcolatore che dovremo adorare ipnotizzati da una propaganda incessante e onnipervadente.
Nel folle delirio d’onnipotenza dei contemporanei demoni in giacca e cravatta, o in scintillanti vestitini creati per l’occasione, agli esseri umani ancora inquieti nonostante la loro capacità di consumo, sarà concesso di trovare conforto in pratiche pseudo spirituali, posticce e sradicate, oggetto di marketing come tutte le altre merci.
In questo nuovo mondo, dove ogni capriccio della mente sarà legittimato in nome dell’uguaglianza e del relativismo, Il pensiero contemplativo non troverà spazio. Sarà invece il trionfo del nichilismo e del terrore.
E’ sempre la stessa lotta, e lo sarà fin quando su questo pianeta ci sarà un pezzo d’universo che ragiona su se stesso. Fintanto che non abbandona la neghittosità morale che lo fa muovere solo per il proprio bene e quello del suo clan, l’essere umano non potrà scoprire  il modo per uscire platonicamente dalla caverna e imparare la libertà e l’Amore, che seppur vivono in ogni umano, non si manifestano se non sono curate con la conoscenza e la disciplina.
L’antidoto ad ogni distopia trans o dis-umana, si chiama Amore.
L’amore e la libertà sono due facce della stessa medaglia.
Quando l’intelletto scopre che la più alta libertà, consiste nella spontanea adesione alle leggi del cosmo, allora la persona avverte una felicità che fa venire i brividi, commuove fino alle lacrime, rende gioiosi anche nelle circostanzi più dure. Un sentimento di dolcezza, di appartenenza e inclusione.
Non è più il folle volo della ragione, ma la leggerezza dell’Amore che “move il sole e l’altre stelle”.
Graziano Rinaldi
P.s. Questo articolo è ispirato al seminario invernale 2021 che il Maestro Marco Ferrini ha tenuto in presenza e on line, disponibile in MP4 e MP3. https://www.centrostudi.net/seminario-di-marco-ferrini-alla-ricerca-di-amore-e-liberta.html

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