Ma io sono veramente felice?

vegetarianesimo

Dedicato a quelli che ridicolizzano i vegetariani e la decrescita felice.
Atene e Gerusalemme, Socrate e Gesù, sono concordemente ritenuti i fondatori della civiltà occidentale.
In un paese cattolico come l’Italia, tutti abbiamo sentito parlare della vita austera e anticonformista di Gesù; né Gesù né Socrate hanno lasciato qualcosa di scritto, di Socrate però i suoi discepoli hanno tramandato un’immagine di uomo altrettanto “fuori dagli schemi”, coerente coi suoi principi, tanto da finire, come Gesù, per essere ucciso dai potenti del tempo.
Nel secondo libro della Repubblica, Platone riferisce un dialogo socratico nel quale il maestro illustra la nascita della città-stato, teoria con la quale si confronterà tutto il pensiero occidentale fino ai nostri giorni, tanto da far scrivere al matematico e filosofo Alfred North Whitehead:  
“Tutta la storia della filosofia occidentale non è che una serie di note a margine su Platone.“
In questo dialogo Socrate esalta la frugalità e i sani costumi, una vita semplice, felicemente contrapposta all’opulenza del lusso che, lungi da procurare felicità, secondo Socrate/Platone è la causa di ogni sofferenza, psichica e fisica.
La città ideale di Socrate, così come viene riportata da Platone, sarà “esente da povertà e da guerra”, i suoi abitanti si dedicheranno all’indispensabile necessario per vivere e:
“leveranno inni agli dèi, in sintonia di cuore, non generando più figli di quanto le risorse permettano
”, nutrendosi di “farina di orzo e di frumento… facendo focacce deliziose”.
Al che il suo interlocutore, Glaucone, gli fa presente che si dovrebbe pensare anche al companatico.
Socrate: “mi sono scordato che dovranno avere anche olive, sale, formaggio, si cucineranno cipolle e ortaggi vari, tutte le verdure che si trovano in campagna… fichi, ceci e fave… così trascorreranno la loro esistenza in pace e in buona salute, e com’è prevedibile, moriranno avanti negli anni”.
Glaucone insiste per inserire nella vita della polis “quello che oggi è di moda…leccornie e prelibatezze di cui ai nostri tempi si gode”.
Socrate non si sottrae e distingue una società “sana” da una “malata”:
“a me pare che il vero stato sia quello che abbiamo descritto, in quanto esso è in buone condizioni di salute; ma se voi volete, potremmo esaminare anche una società che sia malata”.
Socrate la chiama “città di lusso” che contrapposta alla sua città sana, e spiega “come nascono negli Stati giustizia e ingiustizia”.
Quando la città sana non sarà più abbastanza grande “la si dovrà riempire di cose e persone… non in virtù del fatto che sono necessarie” come i “cacciatori”e i “macellai”, avremo anche una gran richiesta di porcari. Tutto ciò non trovava posto nella città di prima, perché non ce n’era necessità; in questa invece non se ne potrebbe fare a meno. E poi, dato che c’è chi se ne ciba, occorreranno pure altri animali da allevamento, di tutte le razze. O non è vero?”
“Come no!”
risponde Glaucone.
Evidentemente Socrate, e immaginiamo facilmente anche il suo più famoso discepolo Platone, quello di cui Whitehead aveva parlato in modo così grandioso, avevano ben chiaro quale fosse il cibo per conservare la salute nel corpo e nella città. Tanto da far dire a Socrate:
“di conseguenza, visto che viviamo in un mondo siffatto, rispetto a prima, non crescerà e di molto, il bisogno di medici?”
“Certo, di molto”
risponde il buon Glaucone.

Ma c’è di più.
Infatti nella sapienza antica era ben chiara la correlazione tra sobrietà, temperanza e felicità e, al contrario, quella tra lusso, tracotanza e ingiustizia. Tant’è che il passaggio da uno stato fondato sulla frugalità ad uno sul lusso, declinabile oggi come “consumismo”, porta inevitabilmente alla guerra e alla povertà:
“quindi saremo costretti a strappare una parte del territorio dei vicini, se vorremo avere abbastanza terreno da mettere a pascolo e coltura. Ma non è forse vero che anche i confinanti avrebbero bisogno dei nostri territori, quando come noi si abbandonassero a una smodata ricerca di ricchezze, andando oltre i limiti dello stretto necessario?”
“Per forza caro Socrate” disse Glaucone.
Socrate continua spiegando che di passo in passo, uno stato basato su un consumo “oltre lo stretto necessario” ha necessità di essere costantemente in guerra, quindi di un intero esercito e l’esercizio della guerra una professione.
E da qui inizia la descrizione dello stato platonico, pietra angolare del pensiero filosofico e politico occidentale.
Vorrei dire a quelli che, quando gli dici che sei vegetariano e auspichi una “decrescita felice”, ti guardano con commiserazione e talvolta ti ridono in faccia, neanche argomentando, ma ridicolizzando soltanto… che si rileggessero i classici, che alzassero gli occhi e il cuore dal superfluo e convergessero lo sguardo al loro interno chiedendosi:
 “Ma io, sono veramente felice?”
Graziano Rinaldi

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