Il confine tra terra e cielo è sottile come l’ala di una mosca.

(Terza lezione di Marco Ferrini seminario Isola d’Elba inverno 2010)  

Marco Ferrini in questa terza lezione termina l’esposizione degli ultimi dieci shloka del settimo capitolo della Bhagavadgita. Ecco alcuni tra i numerosi spunti offerti dal Maestro. Il primo riguarda il colorito panteon vedico apparentemente politeista ma sostanzialmente basato su un monoteismo monolitico, tanto assoluto che il minimo scivolamento verso l’adorazione di altre divinità che non siano “Vasudeva” (Krishna), pure legittimamente previste nella pratica religiosa dei pii hindu, è considerato una “sottrazione di sapienza”, un declinare la propria fede in senso materialista. Il più alto grado di spiritualità è considerato

infatti la ricerca dell’unione estatica con Dio, l’esperienza dello yoga (collegamento) con la Divinità, che nella Gita è il bhakti-yoga, lo yoga dell’amore, della devozione. L’adorazione di altre divinità gerarchicamente inferiori, non deriva dunque da una devozione disinteressata, ma origina da desideri materiali, sia pure legittimi (sattvici, ovvero nel dharma), nella Gita l’unico desiderio che mantiene la coscienza all’altezza dello spirito, consiste nella richiesta di provare sempre più devozione verso Krishna, il Signore supremo, il Vishnu dei Veda, perché il rapporto con la Divinità è un rapporto di offerta alla medesima, anche se non vengono mai escluse altre vie di realizzazione spirituale. L’invocazione alle divinità per ottenere dei benefici materiali è dunque parte integrante della religiosità vedica, ma qui Krishna afferma che questo piccolo e virtuoso spostamento verso la materia può rappresentare il prodromo di una caduta verticale verso il materialismo. Si assume cioè che l’uomo può solo spostare la fede da un oggetto all’altro, ma non può vivere senza fede. Questo scarto verso il materialismo, che di per sé è consentito, può però portare ad una pericolosa deriva: l’adorazione di personaggi e istituzioni (anche religiose) che promettono benefici materiali. Marco Ferrini ha ricordato il vitello d’oro biblico, tralasciando i più recenti episodi di oscurantismo religioso e totalitarismo ideologico che hanno tristemente posto nelle mani di demoni il destino di milioni di persone non sempre innocenti.

Il secondo spunto deriva da quanto appena detto. Coloro che non riescono a collegarsi “disinteressatamente” allo Spirito, non riusciranno neanche a conoscerLo. Chi non realizza nella propria coscienza il collegamento mistico col divino non può trascendere il mondo della materia, non può andare oltre l’aspetto concreto e mentale-emotivo del manifesto, per questo è destinato a rimanervi incastrato. Il bhakta che non sacrifica agli dèi, perchè non è mai scollegato dalla sfera dello spirito, al momento della morte non tornerà nel mondo della prakriti come invece coloro che si affidano agli dèi, esso infatti vive già nel mondo dello spirito e da lì “non torna”. Solo chi è collegato con lo Spirito può conoscere l’immanifesto che sta all’origine del manifesto, chi vive nella materia può conoscere solo l’aspetto materiale (prakriti=materia ma non dimentichiamo che nella tradizione è anche psiche!), chi realizza l’aspetto spirituale conosce il manifesto e la sua origine.

Per terzo segnalo l’illuminate metafora del corpo governato da una volontà che dirige un universo di miliardi di cellule ognuna con una propria intelligenza, ognuna parte del tutto, come Dio e il creato. Infine da ascoltare il “voto religioso” interpretato come massima espressione del libero arbitrio. Da non perdere. Inteso che quel “religioso” è da intendere in senso molto più ampio di quello che comunemente si intende.

Graziano Rinaldi

Fede che pensa, fede che agisce, fede che ama.

di Marco Ferrini

Appunti direttamente dalla lezione a cura di Graziano Rinaldi

 03.

31 dicembre pomeriggio

Terza lezione di Marco Ferrini . 

Nella Bhagavadgita bisogna sempre vedere sia dove mettiamo i piedi per compiere il proprio passo sia mantenere una visone panoramica dell’opera, perché essa ha un messaggio escatologico,  il quale rimanda a dimensioni ulteriori rispetto alla vita incarnata, parla di mondi sottili, invisibili, di dimensioni che l’uomo ottiene o non ottiene secondo il suo livello di coscienza. Facciamo quindi attenzione al passo che stiamo leggendo ma anche al contesto in cui è inserito, lo stesso termine può assumere significati diversi secondo il contesto.

Dopo innumerevoli vite di errori, di sciagure, di tradimenti, di morti e rinascite, se la persona persevera giunge al riconoscimento di Dio e la liberazione è in quella vita stessa. Ma quella vita è l’esito di chi sa quante migliaia di vite (VII, 20) “alla fine di innumerevoli vite”.

Shl. 20. Osservando un oceano di ateismo e nichilismo può risultare difficile capire come le persone che si sottomettono agli esseri celesti siano descritte negativamente, ma qui si intende queste persone come coloro che sono sviati da ciò che non è la realtà e per questo mancano l’approccio a Dio. Devono essere assimilati a questa categoria anche coloro che si sottomettono a leader potenti, alle amministrazioni per ottenere benefici, sviati dalla prakriti.

La natura asurica, tutti gli aspetti della malvagità, sono generati dalle influenze più basse della natura (prakriti) ovvero alla natura rajasico-tamasica, tutti i problemi di malvagità sono causati da questo atteggiamento tenebroso-passionale, il desiderio di possesso, di godimento, di esclusività e oscurità nel comprendere come stanno veramente le cose, a causa di questa malvagità le persone si uccidono tra loro. Coloro che sono sviati da questa natura non si rivolgono più a Dio ma a uomini potenti, a causa della natura passionale, essi vogliono godere, vogliono possedere. Come in un miraggio si cerca l’acqua dove non c’è, non è che l’acqua non esita, ma viene cercata nel posto sbagliato, così si inventano uomini potenti da adorare per avere benefici, perfino fantasmi, figure demoniache, esistono persone talmente oscurate che si rivolgono a idoli di tutti i tipi anche terribili. Accanto alla figura centrale di Dio nella società ci sono molti altri culti, come di potenti uomini politici, potentati economici, caste militari, perché l’intelligenza è portata via dalle influenze della prakriti, così si produce una corrispondente religione dove manca la pietà, è assente la condivisione della sofferenza, la sensibilità, pensiamo ai sacrifici animali e addirittura umani, spesso in nome di una legalità ad uccidere l’uomo si lascia prendere la mano e questo succede spesso nella storia umana anche contemporanea. E’ un culto anche il culto della ricchezza, spesso per approvvigionarsi delle risorse economiche sono giustificati gli omicidi politici, le sparizioni, l’assassinio degli avversari.

Finché lo sviamento include l’adorazione degli esseri celesti è uno sviamento che produce pochi danni, ma c’è uno slittamento su di un altro piano, fino agli esseri celesti siamo ancora in sattva guna, ma lo sviamento comincia da Dio agli esseri celesti e poi dai deva agli uomini potenti, fino ai malvagi. Vi sono diversi gradi di deriva, è tutto uno scivolone verso la degradazione e la prima tappa è lo spostamento da Dio agli esseri celesti. Se la coscienza dominate è quella della scintilla spirituale non c’è questo sviamento, ma se la coscienza è influenzata dalla natura materiale questo sviamento può avere differenti gradi di deriva.

21. Krishna non è una divinità gelosa, né vendicativa, se uno vuole adorare qualcuno è anzi favorito, Egli sostiene la fede ovunque noi l’applichiamo, è terribile ma è anche meraviglioso, se sbagliamo ci lascia sbagliare, ma se vogliamo correggerci ci dà la fede per correggerci, questo passaggio è un inno alla libertà. Quel che una persona più desidera, Krishna sostanzia quel desiderio con la fede.

22. Queste interposte persone sono come funzionari di una gigantesca macchina cosmica che distribuisce calore, acqua, sostanze alimentari, adorando quel particolare funzionario la persona diventa fiduciosa che può ottenere quello che gli serve, ma qui Krishna dice che quella persona deriva tutto da Lui.

E’ importante capire il panteon vedico e il monoteismo assoluto di questa tradizione religiosa.

Scivolare dall’adorazione dello spirito a quella della materia è come scivolare dalla vita alla morte. Attraverso gli esseri celesti le persone si collegano a questo mondo di morte, al samsara.

Se siamo attaccati ai benefici in modo sano in quanto incarnati abbiamo anche necessità di terra, noi possiamo avere lo stesso questi benefici, ma chiedendoli direttamente a Dio. 

23. I devoti di Krishna raggiungono la sua natura, chi ha vista corta vuole invece benefici dal sensibile, ma coloro che cercano Dio ottengono non solo i benefici, ma Dio stesso. I frutti di questa miopia sono limitati e temporanei, invece chi si rapporta a Dio per quello che gli necessita sono illimitati e immortali e non causano la rinascita.

24. Tipica della speculazione mentale perché la logica corre dietro ai sensi, all’esperienza, ma l’esperienza del sensibile non è l’esperienza del tutto è un’esperienza molto limitata quella dei sensi, per cui non è visibile né conoscibile l’energetico a fronte dell’energia.

Le energie sono prodotte dall’energetico, anche se l’esperienza sensibile non ce lo rivela.

25. Ai mudha Krishna appare come nato e come fallibile. Molti intellettuali si auto proclamano persone elevate, in realtà sono vittime dell’energia di maya, ma al momento in cui lasciamo il corpo tutti i nodi vengono al pettine e sarà il nostro livello di coscienza che ci guiderà nel viaggio post mortem.

26. Krishna conosce tutto di tutti, è come dire che io sono a capo di 50 triliardi di cellule e decido io dove portare questa folla di cellule, ma loro non sanno dove le porto. Dio è l’anima dell’umanità e gestisce l’umanità come cellule del proprio corpo, ognuno di noi è parte di Dio come ogni cellula del nostro corpo è parte di questa incarnazione, ma non ha la coscienza di chi è che guida, sul valore e sul senso delle scelte.

27. Non sono guariti dalla loro malattia raga/dvescia (attrazione/repulsione) e per questo continuano a commettere errori nella valutazione, essi nascono già con questo difetto originale di incapacità di trarre le giuste conclusioni, ne potranno uscire fuori attraverso l’abbandono a Dio trascendendo i propri difetti congeniti, sono morti con questi difetti per cui sono rinati con lo stesso difetto; questo ci dà il senso di giustizia dell’universo, ciò spiega la presenza delle piante, degli animali, delle persone disastrate, senza questa chiave l’universo ci appare tutto misterioso e inaccettabile, e si finirà per pensare che questo mondo sia dominato dal caos.

28. Le catene si spezzano assumendosi dei voti e mantenendoli. Attrazione e repulsione è il dualismo da cui nascono tutti i dualismi, quando gli uomini consapevoli della loro natura non si identificano più nelle strutture della materia in cui si ritrovano a vivere e si sono al contempo liberati dalla dualità, fedeli ai loro voti religiosi, essi spezzano le catene della morte e vanno a Dio. Essere stati virtuosi nelle vite precedenti significa nascere con il gusto per il bello, per l’estetica, per il bene diffuso, condiviso, anch’essi erano contaminati dal peccato, ma è stato poi distrutto con la pratica virtuosa aderendo ai loro voti religiosi. I voti religiosi sono importanti per noi, siamo noi che ne usciamo beneficiati. Noi sottomettiamo una parte della nostra libertà perché ci leghiamo volontariamente a dei voti. Questo uso del libero arbitrio è la quintessenza della volontà che ci permette con un minimo investimento della nostra libertà di ottenere una libertà immensamente superiore. L’uomo è l’unico animale che può auto sacrificarsi.

“Che vivono con determinazione i loro voti” drida vrata.

29. Cosa significa “si situano al livello del brahman”? Coloro che hanno consapevolezza della loro natura spirituale sono situati nella loro natura spirituale, quindi hanno già vinto vecchiaia e morte e questa vittoria  la si consegue attraverso al pratica di  questa consapevolezza, finché la consapevolezza passa da un fatto teorico ad una consapevolezza pratica.

30. Viene introdotto l’ottavo capitolo che tratta del trasferirsi dopo la morte da una struttura della materia attraverso i mondi invisibili, o uscendo per sempre dal corpo oppure, se la consapevolezza è incompleta, ci sarà un ritorno.

1 commento su “Il confine tra terra e cielo è sottile come l’ala di una mosca.”

Rispondi