Non c’è cosa più difficile che togliersi dalla testa le idee sbagliate.
“La guerra c’è sempre stata”.
Non è vero, e non per via di qualche romantico moralismo sulla bontà della natura umana, bensì a causa di concretissime scoperte archeologiche accumulate nell’ultimo secolo e mai smentite.
Per molte migliaia di anni, dal Mediterraneo fino al mar cinese meridionale, hanno prosperato comunità umane molto sviluppate, inclini a vivere in grandi agglomerati ben pianificati, società paritarie e pacifiche. L’evidenza archeologica testimonia un’integrazione armoniosa degli uomini con la natura e una complementarietà dei rapporti tra uomini e donne, arti e oggetti d’artigianato pregevoli, produzione di ceramica così raffinata mai eguagliata per migliaia di anni.
Centrale per questi innumerevoli e diversi popoli antichi, fu una religiosità incentrata sul ciclo della vita, della morte e della rigenerazione.
In nessun sito archeologico studiato si trovano testimonianze di guerre.
Questa tradizione millenaria fu troncata di netto a partire da 5300 anni fa, smentendo scientificamente l’affermazione che “la guerra c’è sempre stata”.
Se la ricerca storica e archeologica ci dice che la guerra non è una caratteristica della “natura umana”, cos’è che ha convinto i nostri contemporanei del contrario?
L’ideologia!
Ovvero quel sistema di idee, credenze e valoriprevalentiche interpreta il mondo, guidando l’azione individuale e collettiva, indicando che cosa è e che cosa dovrebbe essere (valori/norme) e come arrivarci (strategie). Variamente interpretato da religione, politica e cultura corrente.
Senza partire da Adamo ed Eva, basti ricordare quanto i potenti del mondo si siano sempre affannati per convincerci che “There is no alternative” (Margaret Thatcher, Prime Minister UK nel 1980).
Invece le alternative ci sono eccome!
Anche certi animali della stessa specie, pur nelle stesse circostanze, hanno comportamenti diversi, figuriamoci noi esseri umani.
Il fatto è che qualcuno cerca la guerra per mantenere in piedi un dominio ormai inaccettabile ai più. Il bellicismo è alimentato da sociopatici patologici e megalomani, legati a una visione filosofica ben precisa, espressa in modo lapidario dalla stessa signora inglese di cui sopra, la quale ebbe a sentenziare: “Non esiste una cosa chiamata società. Esistono uomini e donne, e esistono le famiglie”, espungendo così la dimensione sociale, per cosa? Per affermare un individualismo esasperato e disperato, adatto a tenere sotto controllo milioni di persone scisse e nevrotiche, tendenzialmente aggressive e facilmente condizionabili, insomma infelici.
Il vento però sta velocemente cambiando.
Nessuno conosce i tempi del cambiamento, ma certamente il futuro sta nel dialogo e in una visione integrale dell’essere umano e del mondo, ovvero nel recupero della sacralità della vita in tutte le sue manifestazioni*: non sarà con le armi che l’essere umano potrà cavalcare le onde della storia che stanno travolgendo un mondo già morto.
Graziano Rinaldi
27 settembre 2025
* Senza invocare un ordine divino, è evidenza empirica che ogni interpretazione del reale lascia sempre un resto che non si lascia esaurire da concetti, regole, calcoli, ovvero qualcosa eccede le nostre griglie. “Sacralità della vita” è dunque intesa in senso proprio dal latino sacer = “messo da parte per gli dèi”. Non è (solo) “puro” o “santo”: è separato dall’uso comune. Istituisce un confine: traccia il “limite indisponibile” tra ciò che si può fare e ciò da cui ci si deve astenere.
In una contemporaneità senza fondamento ultimo, Il “sacro” nomina proprio quel non-disponibile che non possiamo convertire in oggetto, mezzo o merce: non lo posso “prendere” o gestire a piacere (es.: ciò che è inviolabile per Costituzione: la dignità umana).
